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Ogni anno in Italia si contano 1.200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità (nel 70% dei casi le vittime delle aggressioni sono donne).

L’OMS denuncia che gli operatori sanitari sono ad alto rischio di violenza a livello globale e, di questi, dall’8% al 38% nel corso della propria carriera subiranno violenze fisiche. Molti altri, poi, sono minacciati o esposti all’aggressione verbale e allo stigma sociale. Nella crisi dovuta al COVID-19, la carenza di personale e le crescenti tensioni sociali hanno incrementato il livello di violenza contro gli operatori sanitari e gli attacchi contro le strutture e i mezzi di soccorso. Per questo l’organismo internazionale sollecita e invita tutti i governi, i datori di lavoro e le organizzazioni dei lavoratori ad adottare ferme misure di tolleranza zero nei confronti della violenza contro gli operatori sanitari sul posto di lavoro e ad intensificare le azioni di sostegno sociale.

Non Sono un Bersaglio”, denunciava la campagna lanciata dalla Croce Rossa Italiana nel 2018. È un appello che bisogna ribadire con forza, perché purtroppo, considerando anche l’avvento di una pandemia globale, la situazione in Italia (e nel mondo) dal 2018 ad oggi si è paradossalmente aggravata.

Oggi, con 3 protocolli firmati con FIMMG, CNOP e ARES 118 e dopo aver dato vita all’Osservatorio sulle aggressioni al personale di CRI tramite il quale l’operatore può segnalare casi di violenza, aggressione, minaccia e/o danneggiamento a mezzi e strutture sanitarie, la Croce Rossa Italiana pubblica anche il report annuale 2021.

"Sembra assurdo che gli ‘eroi’ nazionali, gli ‘angeli’ del lockdown – sottolinea Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) – siano anche gli quelli che oggi sono più a rischio di ieri. Dal 2018 sono stati tanti i traguardi raggiunti, basti pensare alla legge n. 113/2020 per la sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie, accolta con grande entusiasmo da tutte le Organizzazioni del soccorso. Un fondamentale punto di partenza ma, purtroppo, non di arrivo. E’ ora essenziale che l’Osservatorio previsto dalla citata legge sia reso operativo al più presto. Perché i dati in Italia parlano chiaro. Come Presidente dell’IFRC ho da sempre dovuto assistere alle violenze subite dai soccorritori nei contesti di guerra e conflitti, ma mai avrei pensato che questo tipo di abuso potesse balzare alla cronaca in maniera così prepotente nel nostro Paese. Dobbiamo intervenire, adesso”.

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