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Mercoledì, 16 Marzo 2016 12:55

La storia di Ahmed e Said

Ahmed Mohamed è arrivato dai Balcani in un giorno qualunque di luglio, per lui l’Italia era solo un punto sulla carta geografica, l’ultima speranza. “Ho attraversato a piedi la Turchia e la Grecia”, racconta Ahmed Mohamed. Quando è sbarcato era scalzo, con la sabbia ancora fra le dita, aveva la maglietta slabbrata e gli occhi persi, i pantaloni umidi e impregnati di salsedine.

C’era una strada di polvere verso la salvezza: “Recitavo spesso una preghiera, ma non ero più io, o forse ero solo uno dei molti che vedeva solo il buio davanti!”.

“Ogni momento era senza una direzione, mi sono anche perso in un bosco, come in un labirinto. Ho vagato fra gli alberi un giorno ed una notte per ritrovarmi sempre allo stesso posto!”.

Quando si fugge vince chi vive: “Ho camminato, camminato per giorni, settimane ed ho dovuto lasciare per strada un amico che stava morendo.”

Il destino è spietato: “E poi l’attesa per la lunga traversata, dodici ore in mare, era come fare un altro salto nel buio. Io chiudevo gli occhi e pregavo di non affogare".

 

Ahmed è padre di quattro figli ed è fratello di un uomo che oramai si credeva morto, lo avevano dato per disperso in un giorno lontano di febbraio e non era stato facile per lui cancellare con un colpo di spugna tutta l’infanzia, lo stesso sangue, la stessa terra.

L’Ufficio Regionale Ricerche, Restoring Family Links della Croce Rossa Italiana opera ogni volta che si verifica una rottura di un legame importante: i nuclei si disgregano perché si fugge da una guerra, da una catastrofe naturale: è come una corsa della speranza verso altri Paesi.

Si lavora con le fotografie, i visi, gli ambienti domestici del disperso per offrire la possibilità di un contatto, di un riavvicinamento. È una rete unica al mondo perchè è capace di arrivare nel cuore della comunità e cercare i membri di una famiglia che si credeva perduta.

“Il nostro è un lavoro di squadra con la Federazione Internazionale di Croce e Mezzaluna Rossa", spiega una volontaria che si occupa di Restoring Family Links in Lombardia.

 

Ahmed, mentre racconta la sua vita, ha gli occhi bianchi nel buio della notte: è arrivato dalla Grecia sulle coste del Salento ed è scappato dal suo Paese perché era sicuro che l’avrebbero ucciso, come suo fratello. “Ho passato la notte dentro una barca di legno, stipato come una sardina".

L’uomo continua a parlare, illuminato da una strana tenerezza: “Accanto a me c’era un bambino, con l’espressione seria, sembrava un vecchio saggio, mi aveva fatto vedere un numero di telefono cucito dentro i pantaloni, era il telefono di sua madre. Chissà che fine avrà fatto. Si chiamava Said".

 

Sono solo due storie delle tante: uomini, donne, bambini  raccolti dal mare perché fuggono da una morte sicura. L’anno passato, sono arrivate in Italia 140.000 persone.

“Mi ricordo ancora la gioia di Ahmed quando ha potuto parlare al telefono con suo fratello che avevano dato per morto!”, racconta la volontaria della Croce Rossa e poi abbassa gli occhi per l’emozione. “Quel giorno a Bresso per noi è stato davvero speciale! Anche il bambino Said aveva ritrovato sua madre!”, aggiunge un altro volontario.

“Thanks to all in Red Cross". È solo uno dei tanti messaggi di gratitudine. La commozione si comunica con lo sguardo, con il corpo e solo poche parole.

Il destino a volte è incredibile, ha più fantasia di noi stessi: in mezzo a quel mare salato come le lacrime, a volte riesce ancora a trionfare la vita e un abbraccio che ricongiunge per sempre. (Barbara Di Castri - Ph. Laura Bassi)

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